ASCOLTO, FIDUCIA E CONDIVISIONE
La motivazione a svolgere un compito dipende dal significato soggettivo, ovvero il valore che il ragazzo dà all’attività in relazione ai suoi interessi ed il fascino che riveste l’attività stessa.
Un ragazzo si mostra motivato quando: svolge volentieri i compiti assegnati, prende addirittura lui stesso l’iniziativa di far qualcosa, all’occasione, si dedica all’attività scolastica con costanza, è soddisfatto dei risultati raggiunti.
Un ragazzo si mostra demotivato quando: cerca di sfuggire agli impegni scolastici, lavora in modo svogliato, si lascia distrarre facilmente, si arrende subito di fronte alle difficoltà, sembra indifferente di fronte ad esperienze di riuscita e di insuccesso
La fiducia nel successo è il risultato di una serie di esperienze più o meno soddisfacenti che il ragazzo ha sperimentato nella propria vita.
Se con l’impegno ha ottenuto gratificazione e risultati, sarà più avvantaggiato nel proporre una modalità orientata al successo. Avrà maturato fiducia nel fatto che può farcela, e che anche i compiti più difficili possono essere svolti. Se invece la maggior parte delle sue esperienze non è stata soddisfacente, nonostante l’impegno, sarà meno propenso ad applicarsi nuovamente.
Questo è un meccanismo naturale di tutti noi. Date le esperienze passate ti farai una idea di quali compiti sono o meno alla tua portata. Il fallimento sarà meno doloroso se ti sarai approcciata superficialmente ad un compito che reputi troppo difficile.
Se pensi alle tue esperienze lavorative sarai d’accordo con me che quando sappiamo che i nostri sforzi non saranno riconosciuti e non avranno il risultato auspicato, il nostro impegno sarà minimo.
Il primo punto è quindi capire che cosa sta succedendo a tuo figlio, prima di etichettarlo come “svogliato”.
Non si nasce svogliati, lo si diventa per alcuni motivi e non sempre un ragazzo è in grado di riconoscerli e parlarne.
Tuo figlio potrebbe pensare che:
– è troppo, non riesco
– non so proprio da che parte cominciare
– la giornata è troppo bella per studiare, meglio una passeggiata!
– prima devo mettere tutto in ordine
– ho dimenticato il libro
– il prof. non interroga domani
– devo sentire la mia compagna Luisa
– il mio computer non funziona bene, lo farò a scuola
Se ti riconosci in queste parole puoi partire mettendo in pratica i seguenti passi:
1 RENDERE L’ATTIVITA’ INTERESSANTE
La motivazione all’apprendimento non inizia e termina nell’orario scolastico e dei compiti, ma è un processo da coltivare costantemente nella vita del ragazzo. E’ importante iniziare fin da subito a stimolare la curiosità attraverso visite e viaggi in luoghi che abbiano una storia da raccontare. In Italia, qualsiasi luogo ha una storia, dalle dolomiti alle città di mare.
Per cui siamo piuttosto facilitati. A seconda delle età del ragazzo è possibile leggere insieme le storie dei posti visitati. Banalmente attraverso una ricerca con il cellulare su Google. Si può approfondire la storia, la geologia, la geografia etc.
E’ importante andare a ricercare i posti visitati sulla cartacea (e non Google Maps e simili). Questo permette di stimolare le competenze legate all’orientamento spaziale.
2 SOFFERMARSI SUI SUCCESSI DEL RAGAZZO
Ci hanno fatto credere che le critiche servono per motivare e stimolare a far di più. Non c’è niente di più falso.
Ognuno di noi trae motivazione ed interesse dai successi e non dagli insuccessi!
I iNsultati gratificanti ed aspettative di riuscita esercitano un influsso efficace sui processi di apprendimento, sulla costanza e la profondità dell’impegno, sulle modalità di conservazione in memoria. Potrebbe darsi che tuo figlio non sia abituato a riconoscere ciò che sa fare e ciò che gli piace fare.
Un alunno che ha subito punizioni prive di senso per gli sbagli e gli insuccessi, soprattutto nelle fasi di sviluppo più precoce, presenterà una maggiore paura e una tendenza alla depressione e all’apatia di fronte all’insegnamento.
3 RIPARTIRE DA PICCOLI OBIETTIVI
Alcuni compiti possono essere vissuti dal ragazzo come troppo grandi per la sua portata. L’ansia di non riuscire, la paura del fallimento possono portare a rinunciare di approcciarsi al compito. In questi casi è possibile aiutare il ragazzo a scomporre il compito in obiettivi più piccoli. Come fosse una mappa.
A partire dal punto A dobbiamo raggiungere il punto B. Individuate insieme le tappe intermedie.
Via via che le tappe intermedie vengono raggiunte, spuntatele. Aiuta tuo figlio a compiacersi e provare soddisfazione nell’aver raggiunto parte degli obiettivi intermedi del compito.
All’inizio farà fatica ad accogliere e gioire dei successi, parte probabilmente da una posizione remissiva. Se coltiverai questo con costanza, vedrai man mano che tuo figlio si entusiasmerà ai suoi successi.
Un ragazzo che ha perso la motivazione va aiutato a riacquisirla, giorno dopo giorno. Per quanto possa mostrarsi spavaldo e non interessato ai risultati scolastici, ti assicuro che sta provando dolore. Il mostrare disinteresse diventa un modo per gestire il dolore provato troppo a lungo.
Fai estrema attenzione anche al mondo emotivo di tuo figlio. A volte succede che un calo della motivazione e del rendimento scolastico sia associato al subire bullismo da uno o più compagni.
I segni con cui può mostrare disagio possono essere simili a quelli della demotivazione scolastica. Nel caso del bullismo però la perdita della motivazione è conseguenza di un evento, l’esser vittima di bullismo, che non va mai sottovalutato.
Se vuoi approfondire questi aspetti rispetto alla storia scolastica ed emotiva di tuo figlio, perchè ti sei riconosciuta in alcune di queste parole, puoi contattarmi per una consulenza.