Sono numerosi mesi che lottiamo contro la paura di contrarre il COVID 19 e ci impegniamo a rimanere a galla in una condizione emotiva altamente stressante.
Eravamo abituati, chi più chi meno, a confrontarci con la perdita del lavoro e la crisi economica. Quella preoccupazione era una sensazione conosciuta direttamente o indirettamente.
La nuova condizione di stress è invece nuova per tutti, nessuno prima di noi aveva ancora provato e può insegnarci come gestirla emotivamente. Non ci sono i racconti dei nostri nonni a dirci “come se la sono cavata”, a condividere l’esperienza con altre generazioni. Stiamo facendo esperienza per i prossimi.
Abbiamo delle ottime ragioni per sentirci costantemente in ansia ed iper allerta. Pensa che i gesti che prima erano automatici, adesso vanno “pensati”.
C’è la storia di Maria che incontra un paio di amici dopo mesi e sente di doverli abbracciare. Due giorni dopo entra in ansia perché sa di non essersi protetta abbastanza. Fa fatica ad addormentarsi rimuginando in continuazione sulle conseguenze di quel gesto d’affetto.
Francesca organizza un pranzo a casa con due amici e senza mascherina balla con loro fino alla mattina. Racconta di essersi sentita finalmente libera e viva. Un’emozione che non provava da tempo. Alcuni giorni dopo, presa dalla paura di aver contratto il virus, fa il tampone. L’attesa del risultato diventa estenuante e le viene spesso tachicardia e sudorazioni improvvise.
Giada ha scelto di non incontrare nessuno nemmeno durante le Festività. Suo padre è anziano e lei non vuole metterlo in pericolo. Si immagina i peggiori scenari e pur di evitarli e contenere l’ansia, ha rinunciato a qualsiasi spostamento, anche quelli consentiti. Piange spesso, non ne può più e non capisce esattamente perché.
Laura senza lavoro da tempo, non sta riuscendo a trovare una nuova occupazione. Le persone le dicono “Non è colpa tua, guarda in che momento siamo” e Laura rimugina a tutto quello che avrebbe potuto fare di più e di diverso prima, si percepisce pigra e stupida e la mattina non trova più la forza per alzarsi.
Matilde ha contratto il virus, ha dovuto passare 28 giorni chiusa da sola in casa. I suoi genitori si sono trasferiti per evitare di contrarre il virus e le portano la spesa fuori dal portone. Matilde ha avuto paura pe 28 giorni di dover andare all’ospedale, ha monitorato ogni suo respiro e colpo di tosse. Adesso ne è uscita, ma è stremata. Legge e rilegge gli articoli sui danni del virus. Non riesce più ad addormentarsi la notte e a lavoro non è più concentrata.
E poi c’è Francesca che si è lasciata dal compagno da poco, piange e non riesce a trovare la motivazione per portare avanti gli impegni. Ha poca voglia anche di parlare al telefono con le amiche, perché tanto non può vederle e avere da loro un abbraccio. Vorrebbe tornare indietro nel tempo, quando si trovava al pub con le amiche, andavano ai concerti, ad una mostra, o a visitare una Capitale europea. Non sa come uscire la questo “loop”. E si rifugia nel cibo, mangiando spesso, vede che sta prendendo peso e si sente ancora più demoralizzata.
Ognuna di loro ed ognuno di noi ha delle ottime ragioni per dare importanza alle conseguenze emotive di questa pandemia. Ogni emozione è aggravata, si presentano nuovi sintomi, si aggravano quelli “vecchi”.
La causa non è mai il COVID, ma la condizione di distanziamento, incertezza, i mesi di fatica alle spalle e gli scenari futuri che portano ad aggravare qualsiasi altra condizione indipendente dall’epidemia.
Inoltre, trovare soluzioni è ancora più difficile, perché limitate sono le opportunità che abbiamo.
Cosa fare quindi?
Innanzitutto…
1. Riconosci come stai.
Fai chiarezza su quali disturbi e manifestazione senti nella mente (ad esempio, se ti accorgi di rimuginare troppo sulle questioni, di non riuscire a trovare la motivazione nel portare avanti le attività giornaliere) e nel corpo (non dormi, hai tachicardia, contratture, ansia, non riesci a stare ferma).
2. Dai importanza a ciò che senti.
Evita frasi del tipo “Non c’è un reale motivo per stare così”, “Non è niente, tanto poi passa”, “Si tratta di resistere ancora un po’” e similari. Questo è svalutante e aggrava la situazione emotiva. È un po’ come quando eri piccina, stavi male e piangevi ed il genitore ti diceva “Non farla lunga, non è niente”. Se senti determinate emozioni o sintomi significa che hai sempre una buona ragione per provarli. Tu puoi essere la prima a non metterle in discussione.
3. Prenditi cura di te.
Ci sono svariati modi ed uno non esclude l’altro. Alcuni sono incentrati sulla risoluzione dei sintomi e la gestione delle emozioni più forti. Puoi contattare un professionista per capire meglio quali strategie puoi mettere in atto per riacquisire un po’ alla volta serenità e prendere decisioni in linea con il tuo benessere e ciò che vuoi. Un altro modo riguarda il tuo stile di vita e si chiamano strategie preventive. Anche per queste alle volte è opportuno chiedere un accompagnamento di un professionista per poterle portare avanti con costanza. Ristabilire il ritmo sonno veglia, avere una alimentazione equilibrata, ritagliarsi del tempo per degli interessi, stare a contatto con la natura.
Ricorda che, il fatto che prima o poi ne usciremo da questa situazione, non significa che tu debba “resistere” senza un aiuto fino a farti troppo male.
L’obiettivo non è soltanto la risoluzione delle difficoltà, ma il modo in cui troviamo le soluzioni.