Se non arrivo all’orgasmo, fingo! Tanto lui non se ne accorge

I PRO E I CONTRO DI UNA SIMULAZIONE D’ORGASMO

Lo sapevi che il 73% delle donne non raggiunge sempre l’orgasmo?

Addirittura il 20% lo raggiunge meno della metà delle volte.

Questi sono i risultati di una indagine condotta dall’Osservatorio di Tradapharma, in collaborazione con Doxa Duepuntozero, sulle abitudini e i falsi miti degli italiani sotto le lenzuola.

Un altro dato interessante di uno studio del 2010 dell’Indiana University ci dice che solo il 64% delle donne riesce a raggiungere l’orgasmo. Dato contrastante con le dichiarazioni dei loro partner che riportano che l’85% delle loro compagne è arrivata all’orgasmo.

Da una parte quindi una difficoltà maggiore femminile nell’arrivare all’apice del piacere, dall’altra una buona parte delle donne che non arrivando all’orgasmo decide di simularlo.

La simulazione dell’orgasmo è una delle maggiori preoccupazioni di un uomo durante un rapporto sessuale con una partner stabile.
Il fatto che la propria partner raggiunga l’orgasmo è da una parte gratificante per la condivisione del piacere con l’atto, dall’altra è funzionale a sentirsi un vero uomo in grado di dare piacere alla propria donna.

L’orgasmo femminile è un fenomeno molto complesso, che riguarda aspetti anatomici e fattori emotivi e contestuali.
E’ un sistema maggiormente complesso da attivare rispetto a quello maschile, anche se, ovviamente alcune preoccupazioni ansiogene possono incidere su entrambi.

Il web ormai è ricco di spiegazioni sul funzionamento dell’orgasmo femminile. Molto meno approfondito è ciò che spinge una donna a simulare.

Simulare un orgasmo ha molti pro e contro per una donna.

Il più grande “contro” è quello di negarsi l’opportunità di godere. Culturalmente non siamo state molto incuriosite e stimolate al piacere fisico, anzi, il piacere della donna è un aspetto da tenere il più possibile nascosto, di cui non far troppa parola e probabilmente ancora in alcuni casi, di minor valore rispetto a quello maschile.

Noi donne portiamo culturalmente avanti una tendenza alla rinuncia del piacere piuttosto evidente. Non tutte e non per tutte in egual misura ovviamente.

Incide la preoccupazione di non riuscire ad arrivare all’apice del piacere. E’ un po’ la profezia che si autoavvera.

Sei talmente preoccupata di non riuscire a raggiungere l’orgasmo, che ti metti malauguratamente e non volontariamente nella condizione di non raggiungerlo.

Un altro fattore importante è il risentimento verso te stessa e la considerazione di non essere come le altre. Noi donne parliamo molto poco tra noi della difficoltà di raggiungere l’orgasmo. Questo ci porta a pensare di essere le uniche a trovarsi in questa situazione. E ci vergogniamo anche un po’. A volte pensiamo che “non sia normale”.

Ammettere di avere difficoltà a raggiungere l’orgasmo significherebbe dover affrontare tutta una serie di emozioni intime e particolarmente profonde. Alle quali è normale voler sfuggire.

Possiamo inoltre essere preoccupate che lui si offenda, ci rimanga male, oppure che ci giudichi. Dipende un po’ da come siamo fatte noi, e da come è fatto lui.
Anche in questo caso, il miglior modo per evitare ansia e preoccupazione è fingere!

Siamo abituate a sacrificarci e in generale a rimandare il piacere a momenti migliori o più adeguati.
Che rischiano di non arrivare mai.
E’ quello che abbiamo imparato inconsapevolmente, è quello che abbiamo visto fare dalle donne che ci hanno cresciuto così responsabili e forti.

A lungo andare il rischio è proprio quello di smettere di sentire i propri bisogni, primo fra tutti quello del piacere fisico.
Diventa normale fare così, diventa una questione che rimane chiusa tra me e me.

Cosa succederebbe se da oggi in poi considerassi il tuo piacere fisico come un tuo diritto inderogabile?

E venissi a conoscenza che il piacere fisico incide profondamente sulla tua autostima, l’apprezzamento del tuo corpo, sulla tua sicurezza ed il tuo benessere psico fisico?

Il piacere infatti stimola il sistema di ricompensa del cervello, incaricato di catalogare un comportamento come piacevole o motivante. Viene stimolata l’amigdala che si occupa della regolazione delle emozioni, il nucleus accumbens che libera la dopamina che regola la memoria, l’attenzione, il sonno, l’umore, il cervelletto che controlla le funzioni muscolari e l’ipofisi o ghiandola pituitaria che libera endorfine o ossitocina, il cosiddetto ormone della felicità.

Il fatto che tu sia stata cresciute su principi volti al sacrificio, non significa che tu non possa oggi che sei adulta, apportare dei cambiamenti significativi per iniziare a costruire un nuovo valore di te stessa.

Da dove partire?

Dal darti valore e dal non rinunciare al piacere, ovunque esso sia. Anche quello non sessuale. Sempre di piacere si parla.

Può essere un buon punto di partenza.
Imparare a dirsi “brava”, gratificarsi, essere meno giudicanti nei propri confronti, darsi il permesso di riposare e di fare attività piacevoli e divertenti. Iniziare ad accennare qualche “No” a ciò che non ci va e quando possibile a delegare un po’ del tuo senso del dovere.

Ognuna ha la sua strada verso il piacere e la gratificazione, non ce ne è una pre determinata.
Non rimandare, inizia il cammino fin da adesso.
Raccogli informazioni fin da adesso, inizia a confrontarti con altre donne con cui sei in confidenza, individua uno specialista psicologo che possa accompagnarti.

Hai rinunciato già abbastanza al tuo piacere, puoi volerti più bene di così!